IL  GRANDE  VIAGGIO

1500 KM  DA  MAPUTO  A QUELIMANE -

CAPITOLO  DELLA  CUSTODIA
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8 luglio. Di mattina presto si parte per Quelimane.  Ecco 3 dei magnifici quattro: fra Domenico, fra Luca Santato ed io. Fra Antonio Ernesto, il guardiano, è impegnato a mettere a punto la jeep.

Una tappa sulla famosa spiaggia di Inhambane sull’oceano Indiano.

Al passaggio del tropico del Capricorno non poteva mancare fra Antonio… il guardiano della compagnia.

… e ancora una pausa sulla spiaggia prima di addentrarci veso l’interno.

Inchepe, il grande crocevia. Abbiamo percorso 700 km di strada così e così… si tratta della nazionale n° 1! che percorre da sud a nord tutto il paese per 3500 km. Abbiamo preso la prima multa… una bella mazzetta di meticais, la moneta locale. Almeno 4 posti di blocco… sempre le stesse domande: da dove venite… dove andate… perché il viaggio… quando siete partiti, documenti, ecc. ecc.  Anche le risposte quasi sempre uguali… cambiando il nome della località di partenza e quella di arrivo… il gusto di non darla proprio per vinta!!!

Il grande ponte su fiume Save che segna il confine tra il sud e il centro del Mozambico, tra le regioni di Inhambane e Sofala.

I controlli sono davvero rigidi… bisogna dire tutto e solo la verità.

Passato il ponte, dopo qualche chilometro su un rettilineo… l’autista non controlla i limiti di velocità .. in fondo al rettilineo un poliziotto con una strumento in mano controlla a distanza la velocità. Fermata obbligatoria. Fuori i documenti. Non valgono tutte le attenuanti presentate, neppure il fatto che eravamo dei frati. Multa e basta.

Ancora qualche chilometro ed è notte fonda. A Inchope pausa notte. Nella locanda che ci ospita ci servono una saporosa cena con l’immancabile gallina al peperoncino. Come la preparano i mozambicani non se ne trova al mondo!

All’alba si riparte. Ci aspettano 300 chilometri di strada infernale. Quest’area centrale del Mozambico non esiste nell’ordine del giorno delle cose da fare…! E' una zona instabile dal punto di vista politico. Perciò abbandonata a se stessa!
In questo tratto i controlli si moltiplicano. Molti posti di blocco. E non capiamo come e perché l’autista, che in questo caso è fra Domenico, ci cade anche lui, infrange i limiti di velocità in un pezzo di asfalto più decente… e là ci spetta una poliziotta con la molta pronta. Ma fra Domenico ce la fa. Riesce a spuntarla e viene perdonato. Un’avemaria di ringraziamento!

Con le ossa rotte si arriva al fiume Zambezi. “Papà Zambezi” dorme…! con pochissima acqua. Questa è la stagione secca.
Attraversato il ponte sullo Zambezi ed entriamo nella regione della Zambézia, la strada in certa maniera è più confortevole. Si respira aria di casa.

Non si può non rendere omaggio a questo signor albero di umbaua: il più alto, il più vecchio, il più grosso delle foreste mozambicane? Leggete voi stessi le sue misure.! … Io non riesco ad abbracciarlo!

Non riesco a fotografarlo per intero. Mi è sembrato più opportuno fotografarlo a pezzi per rispetto delle sue dimensioni.

Scoperto e curato dall’amico Rogeiro Henriques, questo gigante della foresta svetta nel territorio di Mopeia vicino al confine col distretto di Nicoadala.

Laudato sii, mi Signore, per questa meraviglia della tua natura!

Pochi chilometri e arriviamo al fiume Liquari in località Nicoadala a circa 30 chilometri da Quelimane capoluogo della regione della Zambézia. Questo fiume fornisce l’acquedotto che pota l’acque a questa città.

Nicoadala (in italiamo: moriamo di fame)… oggi sembra aver sfatato la condanna del suo nome…. Nel mercato non manca nulla. Forse manca il denaro.

Ed eccoci a Quelimane. Siamo in casa. Chiesa e casa dei Capuchinhos!

Il Seminario Serafico e le sue dipendenze. 30 ragazzi frequentano il seminario diocesano medio, mentre fanno la prima esperienza di vita fraterna. In questo seminario sono ammessi i ragazzi che hanno conseguito il diploma di scuola superiore  ed hanno frequentato per qualche anno gli incontri vocazionali.

Dipendenze del convento.

Queste casette, credo che siano una quindicina, sono state costruite dai frati. Sono tutte occupate. Con l’affitto si contribuisce all’autonomia economica della Custodia.

La Cattedrale di Queliamane. Fu costruita negli anni 70. La parrocchia era affidata ai Gesuiti portoghesi. Nel 1978, quando il vescovo Dom Bernardo Filipe Governo mi chiese di sostituire come parroco l’ultimo gesuita, padre José Cpeda Coelho, la chiesa era appena pronta per l’uso. Vi rimasi per tre anni.

Furono anni difficili ma bellissimi. L’ideologia comunista era asfissiante, virulenta. Ma i cristiani non abbandonarono la fede nonostante i controlli e i pedinamenti. Eppure proprio in quei tre anni entrarono in seminario tre ragazzi: Oggi due di loro sono frati dehoniani e uno è prete diocesano.

Era tempo in cui i missionari venivano arrestati o espulsi dal Mozambico per futili ragioni. Tra questi il più illustre fu fra Prosperino Gallipoli di Montescagliso un cappuccino coraggioso. Aveva creato a Quelimane le cooperative agricole, ma i dirigenti del partito non potevano ammettere che un frate fosse più capace di loro. E fu espulso.
Grande fu l’azione delle suore che facevano rete di contatto con visite continue alle famiglie nell’anonimato più silenzioso. E poi forte fu la testimonianza della comunità cristiana in aiuto ai testimoni di Jeova. Questi, nei campi concentramento erano torturati mentre in parrocchia una volta a mese per loro si raccoglievano beni di ogni genere.

Io stesso fui vittima di una accusa ideologica: risoluzione di problemi sociali in chiesa. Fui messo a domicilio coatto per tre mesi. Questo mucchio di pietre è la memoria del mio “cativeiro”. Ci fu una vera esplosione di solidarietà da parte dei cristiani nei miei confronti. Non fui lasciato solo un momento. La polizia mi controllava a vista. Ma i cristiani svolgevano la loro contro-vigilanza!

Questo è un abbraccio pieno di emozione e di ricordi. Lui è Chico Hale. Lo ho incontrato visitando le tante opere create da Fra Antonio Triggiante. Da un anno fra Antonio è in Italia, ritornato molto provato in salute. Le sue scelte e le sue opere hanno lasciato il segno nella Zambézia. Chico è un suo fedele collaboratore. Chico è fratello di un grande catechista, Zeca Hale. Una vita cristiana esemplare e per la sua fede ha sofferto atrocità, torture e violenze. Chico era adolescente. Ha assistito alle torture inferte a Zeca. Gli furono cavati gli occhi ed altre torture fino a morire. Quando Chico arrivò a Quelimane era distrutto in preda ad un esaurimento che rasentava la pazzia. Fu accolto dai noi frati e fra Antonio se ne prese cura fino alla sua guarigione. Oggi è un fedele continuatore dell’opera di fra Antonio.

CELEBRAZIONE  DEL 8°  CAPITOLO  DELLA CUSTODIA  CAPPUCCINA  DEL  MOZAMBICO  10-15.07.17

Il capitolo è stato un vero incontro fraterno internazionale. Presiede il capitolo il definitore generale fra Sergio dal Moro, brasiliano, coadiuvato da fra Norbert Auberlin Solondrazana, definitore generale per l’Africa, malgascio. Fra Inacio Catulo Cassoma, delgado di Angola. Quattro delegati italiani. I frati capitolari: 17 mozambicani più due italiami. In tutto 5 nazionalità che hanno condiviso la loro esperienza di vita cappuccina declinata in chiave internazionale.

Il Custodio fra Antonio Chamboco dà il benvenuto a tutti gli ospiti augurando loro una buona permanenza in Mozambico e dichiarando che è un onore per la Custodia la loro presenza.

La Custodia generale di Nostra Signora della pace in Mozambico conta con 22 professi perpetui distribuiti in 6 conventi l’ultimo dei quali è stato aperto il 02.04.17 nella diocesi di Pemba nella località di Palma nell’estremo nord del Mozambico.

Inoltre, ed è una bella e sorprendente notizia, i freti in formazione iniziale sono 23, quindi più numerosi dei professi perpetui! I novizi sono 5 e i postulanti 7! Francamente una Custodia in forte crescita. Santa perseveranza!

Analizzando il triennio, il Custode fra Antonio Champoco dice che il suo proposito di animare i frati in direzione alla identità cappuccina e al senso di appartenenza con ombre e luci … qualcosa è stata raggiunta.

Ha avvertito la collaborazione di molti frati nella soluzione di varie difficoltà sorte durante il triennio. Ma anche negli eventi felici ha sentito la presenza effettiva di tanti fratelli. Non si è mai sentito solo. Ma c’è ancora tanto da fare per realizzare una vita fraterna serena e pacifica indicata dal nostro carisma.

La formazione iniziale e permanente è stata una delle preoccupazioni portanti del consiglio. Il consistente numero di giovani in formazione iniziale non deve creare illusioni. La scarsa perseveranza dei giovani deve impegnare i frati a vivere autenticamente il nostro carisma

L’intervento di Bonifacio Paulino, ministro nazionale Ofs è stato molto significativo. Proprio lui ha sottolineato l’interesse e la collaborazione dei frati per l’Ordine francescano secolare, per le monache del monastero di Milange e per le spinte che danno al movimento francescano secolare ad essere presente nelle realtà del mondo.

… e poi le elezioni! Ecco i magnifici 5 che caricano la croce per 3 anni nell’animazione della custodia.

Da sinistra in piedi: fra Domenico Mirizzi, 1° consigliere; fra Salvatore Mavida, Custode; fra Eusebio Pedro, 2° consigliere; fra Sergio dal Moro, definitore generale presidente del capitolo; seduti: fra Adissone Macatange 4° consigliere; fra Ernesto Jaime Nassuruma 3° consigliere.

Qui posano il definitore generale per l’Africa fra Norbert Auberlin Solondrazama

Il Vescovo della diocesi di Quelimane mons. Hilário da Cruz Massinga, O.F.M., essendo anche lui un francescano si sente membro della famiglia cappuccina. Offre la sua attenzione e collaborazione nella crescita di questa viva e dinamica custodia, vero dono per la chiesa diocesana.

Il Custode fra Salvatore nella messa di inaugurazione del nuovo triennio traccia il suo progetto di massima: favorire tutte le iniziative che tendono a far crescere l’unione e la comunione tra tutti i frati della custodia. Siamo pochi ma uniti possiamo realizzare molto. Se metteremo in comune i doni e le esperienze di tutti la nostra fraternità crescerà sull’esempio della prima comunità descritta negli atti degli apostoli.

Per quanto mi riguarda sento che il capitolo è stato un tempo forte di fraternità, di ricerca, e di nuove prospettive.  Ho potuto ammirare con quanta passione siano stati trattati i diversi problemi. Ho sentito la preoccupazione della difficile situazione economica in cui vive la Custodia insieme a tutto il popolo mozambicano.

Ho partecipato intensamente alle aspirazioni e ai propositi di una ricerca vocazionale più vivace e ad una formazione iniziale più curata dei giovani che si avvicinano ai nostri conventi. Sono rimasto contento ed edificato da questo ‘piccolo gregge’ che come il pugno di lievito vuole contribuire a lievitare la chiesa e la società mozambicana.
 

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